Incontri per i settecento anni di Dante
Coordina dr. Remo Realdon di “Hostaria Leteraria”
Ospite Prof. Franco Nembrini
Intervista la prof.ssa Luigia Businarolo
in collaborazione con Hostaria Leteraria e IIS G.B.Ferrari

Spunti per l’intervista a Prof. Franco Nembrini

Spunti per l’intervista a A. Cazzullo (in riferimento al libro A riveder le stelle) a cura dei Prof. Lorenzo Gioachin e Prof. Paolo Bottaro IIS “GB Ferrari” – Este (PD):

1. In cammino con Dante è un’opera originale, un interessante viaggio attraverso i canti della Commedia più che un commento puntuale ai singoli canti (come ce ne sono tanti); il saggio si sviluppa in modo unitario, superando la canonica tripartizione fra le tre cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso. In che cosa risiede, secondo lei, l’unitarietà di questo capolavoro dantesco?

2. Nel primo capitolo del suo saggio, lei parla proprio della Divina commedia come di un itinerario alla scoperta di ciò che “rende possibile una vita dignitosa, una vita veramente umana, una vita che risponda al bisogno di felicità che abbiamo”. È possibile dunque affermare che quello in cui Dante ci accompagna è un viaggio nell’aldiquà piuttosto che un viaggio nell’aldilà?

3. Ciò che rende la vita degna di essere vissuta appieno e veramente umana è quella tensione che ci spinge a essere “contenti” piuttosto che ad “accontentarci”. Può spiegarci la differenza fra questi due termini, anche alla luce del percorso di scoperta rappresentato dal viaggio di Dante?

4. Tutta il saggio ruota attorno alla comprensione di alcune parole, la prima fra le quali è “misericordia”. Si può dire che la riflessione sulla misericordia accompagna tutto il cammino di Dante, dalla selva oscura del primo canto dell’Inferno fino alla contemplazione della Trinità nel canto conclusivo del Paradiso. Possiamo ricostruire insieme le tracce di questo percorso di riflessione e di scoperta della misericordia attraverso le tre cantiche?

5. Una seconda parola di fondamentale importanza che orienta Dante nel suo viaggio attraverso i tre Regni è “libertà” (non a caso, nel canto I del Purgatorio, Virgilio presenta Dante a Catone come colui che «libertà va cercando»). Quale libertà va cercando Dante? E in che cosa la riflessione sul testo dantesco può aiutarci ad attribuire un senso a questo termine oggi, in un mondo in buona parte dominato da un certo determinismo che ci vuole condizionati, come scrive lei citando Piero Angela, “da un’azione combinata dell’eredità e dell’ambiente”?

6. La terza parola che colpisce, perché attraversa tutto il suo saggio in maniera costante, è “amore”. Un amore che è connotato anche in senso fisico e che aiuta l’uomo a riscoprire la propria libertà e a trovare la propria contentezza. Il tema dell’amore, ovviamente, era centrale per Dante, poeta dello Stilnovo. Vorrei provare a riscoprire insieme a lei il significato di questa parola nell’itinerario dantesco, mettendo a confronto il canto V dell’Inferno con il canto XXXI del Purgatorio.

7. Il viaggio di Dante viene da lei paragonato ad un altro viaggio, quello di Ulisse, raccontato nel canto XXVI dell’Inferno. La critica ha sempre messo in luce come il viaggio di Ulisse fosse destinato al fallimento in quanto dettato da una sete di sapere priva di ogni misura, eccessiva ed empia. Ma lei sottolinea come in realtà Dante guardi con simpatia a questo tentativo di Ulisse, il che rende un po’ difficile sposare appieno questa ipotesi. Qual è dunque la ragione del fallimento di questo eroe e perché il suo volo è da ritenersi “folle”? In cosa sta questa “follia”?

8. Molto suggestivo è, infine, il parallelo da lei istituito fra Beatrice, il cui elogio conclusivo Dante pronuncia nel canto XXXI del Paradiso, e la preghiera alla Vergine che occupa le prime terzine del canto XXXIII. In che cosa Beatrice anticipa la Madonna?

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