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Francesco Jori, giornalista e studioso di storia, è autore, con il collega Toni Grossi, del libro “Storia di Padova”. In questa opera egli ha descritto una panoramica plurimillenaria di Padova nelle sue molteplici vicende di vita politica, sociale, culturale, economica, religiosa, artistica che si intersecano e si condizionano a vicenda.

La posizione geograficamente strategica di Padova, che già i Romani avevano individuato, la fa entrare nell’orbita della potenza romana e diviene una delle più ricche città dell’Impero grazie anche alla rete di strade che la congiungevano con i più importanti centri  dell’epoca (Vicenza, Asiago, Asolo, Adria ed Aquileia) e, disponendo anche di un polo fluviale, diviene un affermato centro economico e finanziario, tanto che Strabone alla fine del primo secolo a.C. lascia scritto che “Patavium è la città più bella dell’impero, assieme a Cadice, dopo Roma”.

Il declino che si abbatte sulla capitale imperiale trascina con sé anche la periferia ed anche Padova deve subire le conseguenza delle invasioni barbariche ed è nel 452 che Attila la distrugge pesantemente costringendo i suoi abitanti a rifugiarsi nella vicina laguna ed a fondare i primi insediamenti di Venezia. All’inizio del VII secolo saranno i Longobardi a distruggere nuovamente Padova dopo aver vinto le resistenze bizantine di stanza nella città. Seguono scorrerie e devastazioni da parte di invasori d’oltralpe e solo dopo l’anno 1000 Padova inizia e riprendersi pur dovendo subire pesanti distruzioni per un terremoto nel 1117 ed un grande incendio nel 1174. I primi secoli del secondo millennio sono per Padova di grande fermento: viene edificato il Palazzo delle Ragione, viene scavata l’idrovia che unisce Padova a Monselice tramite il Canale Battaglia, viene eretta la cinta delle antiche mura, nel 1222 viene fondata l’Università, una delle più antiche d’Italia, e nel secolo successivo, con i Carraresi, Padova raggiunge l’apice del suo splendore, protagonista dell’arte e della cultura europea grazie alla presenza di artisti e letterati quali Giotto e Francesco Petrarca, per nominare i più famosi.

Nel frattempo anche l’economia registra una notevole crescita di attività specialmente nel tessile grazie alla tipica pecora padovana, ma anche nel settore del marmo proveniente dai Colli Euganei e dal legname che arriva dal trentino e dall’altipiano di Asiago via fiume.

Con la violenta morte dell’ultimo dei Carraresi Francesco Novello Padova dovette piegarsi definitivamente a Venezia che tuttavia le assicurò un lungo periodo (quasi quattro secoli) di pace, prosperità e libertà goduta dalla sua università che richiamò numerosi studenti ed insegnanti da tutta Europa. Solo il terribile assedio del 1509 durante la guerra anti-veneziana promossa dalla Lega di Cambrai, fu tra i pochi eventi bellici degni di nota nel periodo, in seguito al quale venne completata la cinta muraria che ancora oggi presenta gran parte dell’aspetto originario.

Il seicento è un secolo di relativa tranquillità per Padova, anche se risulta costantemente e pesantemente tassata da Venezia che deve finanziare le sue spese militari. In questo secolo si registra la presenza di Galileo Galilei, della prima donna a diventare dottore in teologia, l’ingresso in città del nuovo Vescovo Gregorio Barbarigo (poi diventato Santo) prima dell’inesorabile declino culminato nel 1797 anno in cui, con la caduta di Venezia sotto l’avanzare di Napoleone, Padova venne ceduta all’Austria e, successivamente alla disfatta di Napoleone, entrò a far parte del regno Lombardo Veneto.

Il 1848 anche Padova vide l’insurrezione contro l’occupazione austriaca, in particolar modo ad opera degli studenti universitari che ancora oggi festeggiano l’8 febbraio a ricordo di quell’avvenimento.

Nel 1866 Padova entrò a far parte del Regno d’Italia con tutto il Veneto.

E siamo al secolo scorso con le due guerre che hanno devastato l’Europa e non solo: nel corso della Grande Guerra Padova divenne “Capitale al fronte” soprattutto per la sua collocazione geografica che la pose a ridosso della zona calda degli eventi e, dopo la rotta di Caporetto, Padova si trova in prima linea.

Fu sede di vari comandi Superiori e del più importante Ospedale Militare del Fronte e poi, nel corso del secondo conflitto, obiettivo di bombardamenti che portarono morte e devastazione con la perdita di opere d’arte e dipinti di valore inestimabile. In questo periodo la città fu importante centro della Resistenza contro il Nazifascismo con la partecipazione di numerosi insegnanti e studenti universitari meritando per questo, unica Università italiana, la medaglia d’oro al Valore Militare per meriti durante la Resistenza.

Gli avvenimenti degli anni successivi registrano un acuirsi delle tensioni politiche che, come in tutta Italia, danno luogo ai cosiddetti “anni di piombo” che vedono coinvolte anche frange della comunità studentesca. Specialmente negli anni settanta a Padova si registrano devastazioni, incendi, pestaggi, agguati che hanno come obiettivi giornalisti, professori universitari e giudici, episodi che molti di voi, molti di noi, ricorderanno per averli vissuti in diretta: ricordo i Freda e Ventura legati alle vicende di Piazza Fontana del 1969, le Brigate Rosse negli omicidi nella sede del Movimento Sociale Italiano di Via Zabarella nel 1974, gli agguati al professor Guido Petter ed al Preside Oddone Longo, gli arresti disposti dal Sostituto Procuratore  Pietro Calogero di persone appartenenti a Potere Operaio e Autonomia Operaia tra cui i professori universitari Luciano Ferrari Bravo, Toni Negri ed Emilio Vesce, l’omicidio dei due carabinieri da parte dell’estremista di destra Valerio Fioravanti nel febbraio del 1981 ed il sequestro del generale statunitense James Lee Dozier liberato con un blitz dai NOCS in zona Guizza nel 1982. Il resto è cronaca dei nostri giorni.

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